L’intervento riguarda la trasformazione di un alloggio situato al sesto piano di uno dei pochi “edifici alti” costruiti nel centro storico di Torino nell’immediato dopoguerra: realizzato da Gino Salvestrini nel 1951 all’incrocio tra le vie XX Settembre e Santa Teresa, l’edificio presenta un basamento di due piani rivestito in pietra verde, protetto da una pensilina a sbalzo, su cui si imposta una torre di 12 piani.

Il progetto muove dalla volontà di creare un ambiente fluido, interpretando le stereometrie “ad incastro” che segnano i caratteri compositivi dell’edificio come device per creare una sequenza spaziale da percorrere con continuità: uno spazio dell’abitare tendenzialmente libero, capace di proiettarsi verso la luce e la vista del contesto esterno. Non un unico open space, ma una composizioni di ambienti facilmente riconducibili ad un sistema percettivo complessivo.

I pilastri esistenti vengono inglobati in blocchi murari, che contengono librerie o guardaroba, e definiscono una sorta di spina centrale, lateralmente alla quale si sviluppa un doppio corridoio che serve a nord la zona notte, ed a sud la zona dei servizi. Tra il primo ed il secondo blocco murario viene inserita la zona pranzo, aperta verso il soggiorno, ma fisicamente ben distinta attraverso un rialzo del pavimento ed un abbassamento del soffitto. La riconoscibilità della spina centrale è accentuata dalla colorazione delle pareti di verde e dall’uso del nero per gli sfondati ed il controsoffitto, che contrastano con il bianco delle altre pareti.

La pavimentazione realizzata in modo omogeneo in tutta l’abitazione (ad eccezione dei bagni) con un parquet in legno di acero brasiliano consente una maggiore fluidità percettiva dell’ambiente complessivo.