Descrizione
Mangiare in modo informale come in barca. Quale luogo migliore per degustare un cartoccio di calamari? Una seduta che accoglie ed evoca i luoghi del pesce, un frammento di un grande barcone tutto in legno, dove i tavoli di appoggio sono le casse in cui si trasporta il pesce. Le luci sono le lampadine della pesca notturna, la tappezzeria evoca i viaggi dei pescherecci e le architetture dei fari.
Lavorare sul tema dell’enogastronomia è stato per noi immaginare l’esperienza di mangiare e bere come un intervallo. Può essere un’esperienza in cui generare un sottile mutamento del significato di un luogo: mangiare un calamaro a Torino, a Firenze, a Roma (… dove non c’è il mare).
Diventa dunque centrale lavorare sulla conoscenza: come far comprendere il cibo, conoscere la sua cultura, evocando sensazioni ed atmosfere che non siano globalizzanti (quegli ambienti “plastificati” che conosciamo in tutto il mondo) ma neanche fintamente locali (nelle infinite declinazioni del kitsch). Spesso nei luoghi del cibo il gusto sembra prendersi una “rivincita” sugli altri sensi, come se in quei momenti non fosse necessario vedere o toccare. Per noi, allora, è necessario far esercitare i sensi nuovamente, richiamare il tatto, soprattutto, e la vista, per comprendere il cibo: ritrovare la natura dei materiali – la vena del legno, la superficie scabra del metallo – per comunicare le emozioni di un cibo e di una bevanda.
Caratteristiche